Un anno fa apparve improvvisamente sulle scene il progetto di 12 club calcistici europei di dar vita a una propria competizione.
Il 2021 è stato l’anno che ha visto la rapida esplosione e l’altrettanto repentina implosione del progetto “Superlega”: una sorta di campionato d’elite per i club più ricchi e prestigiosi d’Europa. Sappiamo com’è andata, non è facile scardinare un monopolio e molti si sono tirati indietro quando le cose si facevano un po’ più serie. Qualche anno fa un‘ idea con nome simile ma velleità meno “distruttive” ha preso corpo e ha calcato i circuiti di tutta Europa. La Superleague Formula è stato un ambizioso progetto “crossover” che ha tentato di instaurare un collegamento tra 2 delle discipline più ricche e seguite: il calcio e l’automobilismo. Fondata dal duo Alex Andreu e Robin Webb si proponeva di creare una griglia di partenti formata dalle principali squadre calcistiche del panorama mondiale, ognuna con una propria auto personalizzata nei colori sociali.
I creatori videro una possibilità di successo nel fatto che molti tifosi del calcio fossero anche appassionati di motori (secondo le statistiche circa 4 su 10) e che un certo travaso fosse possibile grazie alla presenza di club di grande seguito e prestigio.
A livello tecnico le vetture erano tutte uguali e declinate solo a livello cromatico: la realizzazione era affidata alla Élan Motorsport Technologies, ovvero la denominazione sotto la quale convergono le attività agonistiche del gruppo Panoz. Queste monoposto (denominate Panoz DP09) derivavano dalle Panoz Dp01 utilizzate nella Champ Car e rispondevano ai medesimi standard e requisiti di omologazione delle Formula 1. Erano spinte da potenti motori V12 da 4,2 litri e circa 750 cavalli realizzati dalla statunitense Menard Competition Technologies.
Squadre e piloti
Tra i piloti che aderirono all’iniziativa troviamo alcuni nomi di rilievo che nel corso degli anni sono passati anche dalla Formula 1: Enrique Bernoldi, Sébastien Bourdais, Robert Doornbos, Narain Karthikeyan, Franck Montagny, Giorgio Pantano, Antônio Pizzonia. Sono ben 58 complessivamente coloro che sono passati dietro il volante di una Superleague.
Per quanto riguarda le squadre rappresentate e che hanno partecipato a una o più stagioni delle tre disputate troviamo:
- CR Flamengo
- SC Corinthians
- Team Brazil
- Al Ain
- Beijing Guoan
- Australia
- China
- Japan
- New Zealand
- South Korea
- A.C. Milan
- AC Sparta Prague
- A.S. Roma
- Atlético Madrid
- Borussia Dortmund
- FC Basel 1893
- FC Midtjylland
- F.C. Porto
- Galatasaray S.K.
- GD Bordeaux
- Liverpool F.C.
- Olympiacos CFP
- Olympique Lyonnais
- PSV Eindhoven
- Rangers F.C.
- R.S.C. Anderlecht
- Sevilla FC
- Sporting CP
- England
- Luxembourg
- Netherlands
- Russia
- Tottenham Hotspur
- AS Roma
Il Business plan
L’intuizione dei creatori era quella di attingere alle munifiche casse dei club più prestigiosi – oltre che ai loro grandi bacini di tifosi. Per creare un format di valore venne coinvolta anche la Havas/Media Planning Group, grande agenzia di consulenza e promozione: tra i propositi degli investitori vi era quello di organizzare una serie di “eventi nell’evento” così da intrattenere non solo gli appassionati ma anche le rispettive famiglie. Il coinvolgimento dei tifosi calcistici meno avvezzi al mondo dei motori doveva dar vita a un ambiente ideale per accogliere nuovi sponsor e collaborazioni.
Per veicolare l’idea personaggi come Paolo Maldini, Ronald Koeman e Carlo Ancellotti diedero il loro appoggio all’iniziativa, evidenziandone gli aspetti positivi e le opportunità derivanti dall’incrocio tra i due mondi. Spesso vetture e piloti venivano presentati con la medesima eco mediatica riservata i calciatori e si organizzarono numerose occasioni di interscambio tra le discipline. Al calcio si ispirava anche il formato delle qualifiche, consistenti in una sessione libera tra 2 gruppi di auto estratti a sorteggio: i migliori qualificati accedevano a un girone a scontri diretti per determinare l’ordine di partenza. Si era soliti poi, in fase di commento della gara, riferirsi al nome della squadra e non a quello del pilota così da garantire maggiore identificazione con la parentela calcistica.
Lo sponsor principale della formula era la compagnia petrolifera nazionale angolana Sonangol che legò il suo nome anche alla titolazione ufficiale della serie nel 2010 prima di abbandonare repentinamente il progetto alla fine del medesimo anno. La mancanza del finanziatore africano si abbattè in maniera drammatica sul trofeo con l’abbandono a catena di oltre metà griglia che portò la stagione 2011 a chiudersi definitivamente dopo sole 2 gare.
Sebbene quest’impresa contenesse una serie di spunti di sicuro interesse fallì nei suoi propositi: faticò infatti a espandere i bacini di utenza delle squadre e a divenire rilevante per i tifosi. Questo forse anche perché non esisteva un collegamento diretto tra le società e i gruppi di tecnici che gestivano le vetture in pista. Quasi sempre anche i piloti non avevano legami particolari con la nazionalità della propria auto-squadra e l’impegno che le società dedicavano alla loro controparte su ruote era molto variabile. Funzionò molto per le squadre un po’ meno blasonate che ebbero modo di contendersi trofei fianco a fianco con i nomi più in vista del mondo calcistico, circostanza che sarebbe stata molto più rara su un campo in erba.
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